Uno dei problemi più frequenti che incontro, quando ascolto le persone durante i trattamenti, è la difficolta nel lasciar andare. Come Naturopata ho messo a punto alcuni consigli che ti dono nel caso anche tu sentissi di lasciar andare qualcosa nella tua vita: un dolore, un amore, una sofferenza… qualcosa che non ti serve più.
Analogia con la fisiologia
Cosa significa “lasciar andare”? Prova a prendere come esempio l’apparato digerente: inseriamo il cibo nella bocca che ha il compito iniziale di masticare la materia e renderla più “morbida” e digeribile, il cibo scende verso lo stomaco e i vari succhi gastrici sciolgono il cibo e lo preparano per l’assorbimento che avviene nell’intestino tenue. Una volta pronto vien spinto nel piccolo intestino che assorbe i nutrienti ed infine la materia restante subisce un ulteriore assimilazione e preparazione all’espulsione proprio nell’intestino crasso. Questa fase finale compete al grosso intestino che grazie all’ultima “valvola” chiamata ano espelle la materia che non serve più all’organismo.
Proviamo a riassumere il tutto:
- la bocca accoglie e semplifica,
- lo stomaco omogenizza e scioglie il cibo,
- l’intestino tenue assimila ciò che è utile
- l’intestino crasso espelle ciò che non è più utile
Sei in grado di riprodurre queste fasi nella vita quotidiana? Quanto arriva un’esperienza la prima cosa che fai è semplificarla?
Segue poi lo scioglimento della parte più difficile e a seguire assimili quello che ti interessa e lasci andare quello che non è più utile dell’esperienza?
Se normalmente compi questi processi in modo fluido, sicuramente non avrai problemi a “lasciar andare”, diversamente proviamo a capire come farlo!
Quando una persona tende a trattenere lo osservo principalmente dalla presenza di stitichezza o problematiche alle vie respiratorie, come per esempio sinusite cronica, asma o muco constante durante l’anno. Ma ci sono anche altre manifestazioni che possiamo osservare come sinonimo di trattenimento come la circolazione linfatica rallentata e possiamo prendere come indicatore le gambe che potrebbero essere gonfie, ematomi che facciamo fatica a riassorbire insomma tutto ciò che invece di fluire tende a ristagnare.
Cosa puoi fare per imparare a lasciar andare?
Butta via qualcosa…ovviamente che appartiene a te e non alle persone che ti stanno intorno…per esempio le scarpe che sono rovinate o provocano dolore quando le indossi ma le tieni perché non si sa mai… il vestito che continui a tenere nell’armadio da tempo (magari non lo usi da anni) ma non si sa mai…la padella rigata che non adoperi più ma la tieni perché non si sa mai….tutti gli scontrini che tieni nel portafogli che ormai è diventato gigante e non si sa perché li stai tenendo…Almeno per 21 giorni getta una cosa che non usi più, regalarla non ha lo stesso effetto!
Muoviti… almeno 30 minuti al giorno e questo equivale a produrre movimento nella vita. Se vuoi dare forza al cambiamento e sbloccare situazioni stagnanti comincia a muoverti, corri, cammina o balla ogni giorno e sentirai salire l’energia necessaria a lasciar andare il vecchio per far spazio al nuovo.
Scrivi una lettera… a chi senti di dover dire qualcosa che non sei riuscito ad esprimere a tempo debito, lasciati andare e permetti che esca ciò che stagna, magari anche da tempo. Non è importante che ciò che scrivi sia bello o brutto ma che sia sentito e non pensare prima a quello che vuoi scrivere ma permettiti di lasciar andare sul momento ciò che vivi. Fai questa pratica per una settimana, specialmente rivolta alla stessa persona, perché ti accorgerai che ad ogni lettera che scrivi andrai sempre più in profondità ed emergeranno cose che non ti aspetti. Quando ti sentirai libera e leggera è il momento di decidere cosa fare di ciò che hai scritto: solitamente non consiglio di consegnarle ai destinatari perché l’obiettivo non è far male ad altri o farli sentire in colpa ma far in modo che chi scrive possa vivere il senso di liberazione che si prova quando si lascia andare ciò che pesa. Ciò non toglie che nel momento in cui chi ha scritto “si sente più leggero” possa esprimere ciò che vive, o ha vissuto, con chi deve. Bene, ci sono diversi modi per lasciar andare le lettere: puoi bruciarle e lasciar che l’energia salga e la materia venga dissolta dalla terra, questo da un gran senso di liberazione e leggerezza; puoi lasciarle andare in un torrente e vederle portare via come se l’acqua le allontanasse da te e si occupasse di sciogliere ciò che ti è pesato; puoi infine seppellirle e lasciare che la terra elabori ciò che è stato e la trasformi in nuova energia per il pianeta. A te la scelta!
Colora un mandala.. al giorno, ti consiglio di comprare un libro di mandala semplici da colorare. Concentrandoti su ciò che vuoi lasciar andare, scegli il tipo di mandala facendoti guidare dalle forme del disegno che più ti attirano e coloralo coi colori che in quel momento preferisci. Solitamente si sceglie di colorare anziché scrivere quando dobbiamo lasciar andare una situazione vissuta piuttosto che parole non dette oppure, quando la condizione è così complessa che non riesci neppure a scrivere. Questa pratica genera cambiamenti principalmente a livello inconscio. Lasciali andare come meglio senti prendendo spunto dalla descrizione rispetto alle lettere.
… ogni giorno prenditi un tempo e porta verso l’esterno ciò che vivi attraverso la voce, un mantra, una canzone che conosci o vocalizzi che permettono di sbloccare trattenimenti interiori. Per questa pratica ti consiglio di leggere il post precedente legato al canto come rimedio per la salute. Aggiungo anche il gridare: vai in un posto dove ti senti libero di lasciati andare, grida con quanta voce hai in gola e lascia uscire ciò che sedimenta, spesso il luogo più gettonato è l’auto. Se tu potessi correre (a piedi s’intende) ed urlare sarebbe la cosa migliore, è un atto fortemente liberatorio.
Piangi… Piangere per la salute psico-emotiva lo considero un “salvavita”. Tornare a lasciar scendere le lacrime equivale a permetterti di pulire e portare verso l’esterno sofferenza o gioia che ristagna; far scendere le lacrime dentro di te anziché fuori, intossina l’animo e rende tutto più pesante e difficilmente elaborabile. In fondo, piangere non è differente dal ridere, sono semplicemente due espressioni di stati emotivi ma purtroppo nella storia uno è stato innalzato e l’altro biasimato. Ho pianto durante una lezione, una conferenza, per strada, al bar e in stazione ed è stato evidente come il disagio lo vivesse chi avevo intorno perché non sapeva come comportarsi in una situazione così insolita. Quindi ogni volta che le lacrime si affacciano agli occhi facciamoci un regalo, lasciamole scendere!
Ai giorni nostri sicuramente viene coltivato il pensiero legato all’AVERE e TRATTENERE e non al LASCIAR ANDARE e LIBERARE! Troppe volte portiamo attenzione a cosa potremmo perdere e non a cosa potremmo guadagnare se solo facessimo spazio nella nostra vita. Credo che uno dei compiti più importati che molti di noi devono imparare a fare in questa vita è creare e lasciar andare perché nulla porteremo con noi, se non quello che la nostra anima ha imparato.