Soffri di disturbi allo stomaco? Capire profondamente il linguaggio del nostro corpo ci consente di migliorare la nostra salute comprendere il nostro stato interiore
Fisiologia dello stomaco
Tutti sappiamo che nello stomaco ha luogo la digestione degli alimenti.
A tale proposito, la fisiologia insegna che lo stomaco svolge questa funzione attraverso le seguenti attività:
- accoglie gli alimenti;
- produce sostanze chimiche per la loro scissione;
- protegge le proprie pareti grazie al muco gastrico;
- muove e rimescola gli alimenti, si miscelano con gli acidi gastrici per una migliore digestione;
- svuota il contenuto per accoglierne di nuovo.
Se una di queste attività è compromessa, il processo digestivo è deficitario; in questi casi, comunemente, si parla di dispepsia (lentezza digestiva), i cui sintomi più comuni sono: stanchezza, nausea, peso allo stomaco, bruciore, rigurgito acido, eruttazione, gonfiore, dolore, amaro in bocca.
Forma e ubicazione della Stomaco
Lo stomaco, dilatazione di un tubo che attraversa da sopra a sotto l’uomo, è simile a un’accogliente sacca. Questa caratteristica morfologica mette in luce un’importante analogia tra la capacità di accogliere il cibo e la possibilità dell’individuo di accettare il mondo esterno nelle sue molteplici forme, evidenziando come il saper accogliere influenzi, in senso lato, la fisiologia digestiva.
Lo stomaco si adopera per produrre le sostanze idonee a favorire il processo digestivo. Analogicamente, in questo luogo, in cui il cibo sosta per essere digerito, l’individuo registra le prime sensazioni in relazione a ciò che ha vissuto: la bocca assaggia e decide di mandar giù e, successivamente, lo stomaco dovrà digerire quanto ingerito.
Accogliere gli alimenti, accogliere la materia, accogliere la vita
La forma e la funzione dello stomaco insegnano quanto esso sia collegato alla capacità di aprirsi al mondo, di accettarlo, di accoglierlo fino a lasciarlo penetrare in noi. Queste attitudini comportamentali altro non sono che sfumature espressive differenti della medesima energia, quella femminile.
Accogliere, tuttavia, non corrisponde semplicemente a “lasciar entrare”: significa essere disponibili a far spazio e a sostenere quanto accettato, significa permettere che quanto introdotto diventi parte di noi. Tutto ciò insegna che “mandar giù” un cibo senza far pace con esso inibisce la salute fisiologica delle strutture coinvolte.
Tutto ciò che entra non sempre viene accettato, si comprende come le problematiche gastriche spesso comunichino un peso “rimasto sullo stomaco”, qualcosa che, non digerito, causa iperacidità, lentezza digestiva, ulcera o altro.
Produrre acidi per sminuzzare il cibo, generare strumenti per semplificare la vita
Quando mangiamo l’apparato digerente attiva un processo di semplificazione. Nello specifico, lo stomaco, quando introduciamo alimenti proteici, attua una scissione di questo materiale in elementi più piccoli chiamati aminoacidi. Questa funzione fisica, analogicamente, spiega come per digerire un’esperienza sia indispensabile semplificarla per cogliere l’informazione essenziale contenuta in essa.
A questo proposito, la mucosa gastrica attiva i processi digestivi e, quindi, lavora per la semplificazione del cibo e, analogicamente, di ciò che abbiamo vissuto. In altre parole, gli eventi concreti della vita costituiscono il nutrimento per l’animo dell’uomo proprio come il cibo lo è per il corpo fisico. Questa simmetria mette in luce la reciproca influenza tra capacità di digerire la vita e capacità di digerire gli alimenti.
Digerire, tuttavia, significa anche produrre sostanze corrosive (acido cloridrico) indispensabili per la scissione delle macromolecole proteiche. Tale attività collaterale corrisponde, analogicamente, alla capacità di utilizzare una sana aggressività per favorire la semplificazione.
Protezione gastrica, compensazione della propria forza aggressiva
Lo stomaco, oltre a produrre sostanze acide per semplificare quanto introdotto, produce muco per proteggere le sue pareti interne, che altrimenti verrebbero corrose dagli acidi indispensabili. Come l’aggressione degli alimenti si verifica dopo l’introduzione in un habitat protetto, allo stesso modo l’esperienza incontrata dovrebbe essere semplificata internamente dopo aver disposto le necessarie protezioni.
L’esperienza, in sostanza, per essere compresa, necessita di essere semplificata intimamente, attraverso la disposizione di un giusto processo di aggressione, che contempli le necessarie misure protettive; solo tale processo potrà consentire di estrapolare del nutrimento utile all’evoluzione interiore dell’uomo, così come la digestione e l’assimilazione del cibo consentono la crescita e il mantenimento in vita del corpo umano.
Rimescolare gli alimenti, rimaneggiare le esperienze
La capacità di rimescolare gli alimenti, al fine di miscelarli con gli acidi gastrici, è indispensabile per la sana digestione. Questa funzione esprime, analogicamente, la capacità di rimaneggiare le esperienze, di saperle osservare da diverse angolature, per comprenderne le molteplici sfumature.
Svuotare per accogliere il nuovo
La capacità di accogliere il cibo è direttamente proporzionale alla capacità di svuotarsi. Questo binomio, accogliere / lasciar andare, è una delle tante polarità fisiologiche che reggono la vita e che mettono in luce l’importanza della complementarietà tra le due forze primordiali che possiamo identificare con le polarità femminile e maschile.
Partendo dal presupposto che il naturale svuotamento avviene verso il basso, appare evidente come la conseguenza naturale del vivere sia rappresentata dall’elaborazione e dalla semplificazione delle esperienze.
Sia l’accogliere che il lasciar andare sono condizionati da ciò che pensiamo dell’esperienza o del cibo introdotto: l’attitudine mentale inibisce o sostiene la digestione alimentare e l’elaborazione del proprio vissuto.
Questo articolo è tratto dal libro: