Scopri il significato del raffreddore e delle malattie da raffreddamento dal punto di vista psico-emotivo, un’angolatura propria dell’emisfero destro, un’interpretazione metaforica utile per restituire al sintomo quel ruolo di rieducatore che ha e, grazie ad esso, riscoprirsi “creatori” della propria vita assumendosi piena responsabilità di ciò che accade.
Il tuo raffreddore cosa ti vuole dire?
“Mi sono raffreddato”, “Stammi lontano che ho il raffreddore!”, “Sono costipato”, “Non ce la faccio più!”, “Sono a pezzi!”… sono modi di dire capaci di palesare la condizione interiore di chi è raffreddato. Ma quando ciò accade? Quando il freddo esterno entra in risonanza con il freddo interiore, quando nella vita perdiamo l’entusiasmo o la passione per qualcosa o per qualcuno, quando il lato buio e freddo di noi sovrasta il lato luminoso e caldo, quando siamo distruttivi anziché propositivi… allora, e solo allora, il freddo esterno bussa alla nostra porta e noi, esclusivamente noi, siamo i diretti responsabili del suo passaggio e del suo ingresso.
Sottoposti al medesimo stimolo individui diversi, esprimono reazioni differenti,
non tutti si raffreddano!
L’autunno è un momento particolare dove è facile “raffreddarsi” visto che il sostegno del calore esterno, dato dalla stagione estiva, dal sole caldo, dai colori vivaci, dai suoni allegri, viene meno e quindi o si è in grado di scaldarsi con il proprio cuore, con la propria passione, con la propria fede o ci si raffredda. Buffo è osservare che attraverso il raffreddamento, grazie al processo acuto ci si surriscalda (febbre) per poi ripristinare un giusto equilibrio e riprendere a percorrere la via della salute e della crescita personale.
La Medicina Analogica insegna che raffreddore, tosse, influenza e bronchite, come ogni manifestazione infiammatoria, esprimono, prima di tutto, il tentativo del corpo-mente di circoscrivere un “disturbo”, un intervento organizzato per risolvere un conflitto, uno strumento necessario per superare un momento di difficoltà. Un meccanismo pro-vita, a volte attivato per ottenere ciò di cui crediamo di aver bisogno (attenzione, coccole, riposo, silenzio, isolamento) e altre volte invece indispensabile per portare verso l’esterno ciò che ci infastidisce.
L’uomo moderno è poco abituato a valutare il raffreddore o l’influenza come un informatore della propria condizione interiore. Generalmente pensa di aver preso freddo, colpevolizza gli spifferi, cerca di ricordare quando non si è coperto abbastanza e quali cambi repentini di temperatura ci sono stati. Ignaro della necessità di portare attenzione a se stesso, alle proprie abitudini quotidiane e, non ultimo, al proprio mondo interiore, non pone in essere cambiamenti utili per una migliore qualità della vita e non riconosce “l’influenza” che il proprio stato psico-emotivo gioca sull’equilibrio globale. Fortunatamente, il corpo-mente, quando dispone di energia sufficiente, si prodiga per ripristinare l’omeostasi attivando meccanismi innati che, attraverso manifestazioni acute, favoriscono la detossinazione dell’individuo nella sua interezza. Da questo punto di vista, potenziare il sistema immunitario significa imparare ad osservare lo stimolo considerato nemico o aggressore come uno dei migliori amici, una sorta di “allenatore” che dona opportunità per fortificare la propria salute.
Cercando di comprendere meglio cosa le malattie da raffreddamento hanno da suggerire dal punto di vista analogico, è prima di tutto importante osservare quali sono gli organi e le funzioni colpite. Gola, naso e tonsille insieme a deglutizione, respirazione e scambio esprimono un disagio nella comunicazione e nel contatto. Basta pensare allo starnuto o alla tosse per riconoscere in loro, quando il soggetto li esprime liberamente, efficaci strumenti di allontanamento.
Colui che starnutisce o che tossisce tiene a debita distanza il mondo circostante e, in questo modo, costruisce il suo spazio protetto. Egli, essendo raffreddato, quando non si isola per l’ipersensibilizzazione prodotta dal malessere, tende a rinforzare verbalmente l’allontanamento con frasi tipo “Stai lontano sono raffreddato”, “Non avvicinarti potresti ammalarti anche tu”, “Ho bisogno di silenzio assoluto”, “Quando sono in questo stato non sopporto di stare in mezzo alla gente”…
D’altro canto, il naso chiuso e gocciolante, le orecchie otturate, gli occhi lacrimanti, il rossore cutaneo, la parziale impossibilità di parlare, il freddo interno, l’ipersensibilizzazione ai rumori e alla luce sono l’espressione della chiusura, del bisogno o del desiderio di isolamento; lo scambio è momentaneamente limitato all’indispensabile e anche quello costa sforzo, basta pensare alla respirazione orale, alla difficoltà di concentrarsi e di stare in piedi per comprendere quanto il corpo sta richiedendo con tutte le sue forze: un momento di distacco dalla realtà che lo circonda.
Rispettare la propria fase di raffreddamento anziché soffocarla significa permettersi di soddisfare un’esigenza che, in un modo o nell’altro, si sta facendo sentire!
Tenendo conto che ogni essere umano è unico e irripetibile e che ogni momento è nuovo, questo schema è da considerarsi solo un insieme di ipotesi che poi assumono una serie di mutamenti e di sfumature a seconda del momento e dell’individuo.